Ercole Pio, discendente della famiglia Pio di Savoia, visse in Ungheria tra il 1508 e il 1510 come governatore di Eger (Agria), al servizio del vescovo di Eger (Agria), Ippolito I d’Este. Ercole si mise al lavoro con grande entusiasmo, scrivendo nel corso dei due anni diverse relazioni al suo signore.
Di questi, in una lettera del 12 gennaio 1509 scritta in Eger (Agria), espresse le sue preoccupazioni per la peste che era scoppiata nel paese, affermando che si trattava di villaggi afflitti dalla peste, dove il numero dei morti poteva raggiungere i 1.500. Arrivato in Ungheria si reca a Nagyszombat (Tirnavia, oggi Trnava, Slovacchia), dove la corte reale soggiornava temporaneamente, per essere il più lontano possibile dalle zone colpite dall'epidemia. Qui l’ha ricevuto Vladislao II.
L'udienza di Ercole fu facilitata da un cameriere italiano del re. Ercole consegna al sovrano i doni inviati da Ippolito I d’Este: un ghepardo vivo, ad esempio, insieme al suo custode. La caccia al ghepardo non era molto diffusa in Ungheria, fu certamente portata in Italia da Bisanzio a metà del XV secolo e in seguito fu una forma di sofisticata donazione aristocratica. La presenza dell'animale esotico ha suscitato molto interesse tra gli ungheresi, di cui possiamo leggere anche in questa lettera. Oltre al ghepardo, Ercole ha portato al re anche cani da caccia e falchi, cosa di cui Vladislao era particolarmente soddisfatto. Ercole dopo la consegna del dono si recò a Eger (Agria) dove arrivò dopo un viaggio definito avventuroso.
Luogo di conservazione: Archivio di Stato di Modena
Segnatura: Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, Cancelleria, Carteggio Ambasciatori, Ungheria, busta 4, Ercole Pio, 12 gennaio 1509
Data: Eger, 12 gennaio 1509